LEONE

ARALDICA

Il re degli animali, il leone, il quale contende all’aquila il vanto di essere la più nobile figura del blasone, gli uomini ne fecero il re degli animali; gli araldi lo costituirono a re degli emblemi blasonici.

Nessun’altro animale fu fatto simbolo di tante diverse idee quanto il leone, nei geroglifici egiziani rappresentava magnanimità, e una testa di leone, vigilanza e custodia.

I simbolisti, gli iconologi e gli araldisti si accordarono nell’attribuirgli i simboli di valore, dominio, nobile eroismo, fortezza, coraggio, magnanimità e generosità.

Il Pietrasanta dice che rappresenta il capitano che muove alla guerra, come il leone va alla caccia degli altri animali.

Il Bombaci lo fa emblema di vigilanza, perché i Greci lo ponevano sulla soglia dei loro templi, e perchè credevano dormisse cogli occhi aperti.

Il Campanile da l’attributo di vigilanza alla testa del leone, e quello di ferocia al suo busto.

Finalmente il Ménéstrier è d’opinione che tanti leoni di diversi colori che si vedono nelle arme rappresentino i viaggi d’oltremare dei cavalieri.

Quanto alla simbologia del leone nelle imprese sarebbe troppo lunga cosa il riferirne tutte le applicazioni.

Ci contenteremo di far notare che fu preso per emblema di principe forte e prudente, di intrepidezza, d’animo nobile, di virile resistenza, di sdegno generoso, di gratitudine, di contemplazione, di benigna affabilità, di vita austera, di tirannia, di vincitore clemente, ecc.

Benchè tante dispajate idee rappresentate da una sola figura sembra debbano ingenerar confusione, pure, se ben si pondera la svariata applicazione della figura stessa, si converrà che tutte ad essa si addicono.

I diversi smalti fornirono anch’essi nell’araldica soggetto alla simbologia del leone.

Secondo il Campanile un leone azzurro è l’emblema della fortezza perfetta e d’eccelsa magnanimità.

Secondo il Ginanni, il leone d’oro in campo azzurro rappresenta il valore di un capitano che con la prudenza giunse ai più alti onori; il leone d’oro nello scudo rosso dimostra generosità per i benefizi ricevuti e magnanimità in animo grande e nobile; quando è rosso in fondo d’oro, è contrassegno di un guerriero che sia tutto fuoco nell’eseguire, e pieno di fedeltà nell’operare; il leone azzurro in campo d’oro è indizio di un capitano che sperando nell’aiuto del Cielo, non teme i colpi d’avversa fortuna; il leone nero in fondo d’oro denota fortezza in animo grande; d’argento nello scudo di rosso rappresenta nobiltà fatta maggiore per il valore delle operazioni e per sincerità d’animo gentile; in campo azzurro il leone d’argento significa vittoria ottenuta con eterna lode; d’argento sul verde denota temperanza in amore; d’argento in campo nero, ferma risoluzione; e d’argento nello scudo di porpora, libertà signorile, ossia indipendenza di dominio.

È inutile aggiungere che questa simbologia appoggiata alla diversità degli smalti non è che arbitraria, e devesi solo alla penna di certi araldisti.

Il leone fu una delle bandiere dei Galli e dei Franchi, dei Belgi e dei Batavi, dei Goti e dei Danesi, dei Borgognoni ecc.

Nel medioevo i Guelfi portarono i leoni rampanti, e i Ghibellini i leoni passanti.

Il leone fu anche l’insegna dei baroni e dei pari:

E les lions ce sont les Barons et li Per

Infatti il mazziere dei Pari in Inghilterra portava appunto un leone d’oro all’estremità del suo bastone.

Il leone é incontrastabilmente l’animale che si ripete più frequentemente nelle arme; tutte le nazioni ne usarono e ne abusarono come emblema, in Italia come in Germania;in Francia come nella Spagna e nell’Inghilterra.

Il Ménéstrier fa notare che più frequenti ancora sono i leoni nei Paesi Bassi, per la ragione (dice egli) che questo Stato da sulla carta geografica la figura di un leone.

Ma la vera ragione di questo gusto dei Fiamminghi per il leone ci è prodotta dal Meyer, il quale narra che alle Crociate tutti i signori di quel paese, che fu poi detto Paesi Bassi, portavano dei leoni di differente colore.

La forma del leone in araldica ha un gusto suo particolare, la testa è tozza e angolosa, spalancate le fauci armate di pochi denti, lingua lunga e sporgente che si disegna come una lista svolazzante colla punta ripiegata, occhio fiero.

Il corpo è svelto, magro nel ventre, incurvato sul dorso, con folte ciocche di pelo disposte qua e là e ornamentalmente arricciate; piedi vellosi.

Anticamente gli si facevano artigli disposti a forma di trifoglio, ma ora le dita sono disgiunte e molto distese.

La coda è nuda, ma munita di un fiocco all’estremità, e di un altro alla metà della sua lunghezza; è passata sul dorso e ripiegata in dentro.

I Tedeschi rappresentano sempre il leone in questa maniera; in Francia, in Inghilterra, in Ispagna ed in Italia si usa più comunemente disegnarlo nelle sue forme naturali.

Gli attributi che si applicano dai blasonisti al leone sono innumerevoli; citeremo pertanto i principali: rampante (quest’attributo non si blasona, perchè esprime la posizione normale del leone nelle arme), attraversante, addossato, affrontato, aggruppato, bandato, burellato, contrarampante, controuscente, coricato, passante, coronato, fermo, domato, armato, lampassato, nato morto, leopardito, sedente, diffamato, uscente, spaccato, disarmato, dismembrato, dormiente, evirato, osceno, in maestà, inquartato, losangato, martellato, mascherato, nascente, nascosto; partito, rinchiuso, rivoltato, colla testa rivolta, rinculato, scaccato, superbo, codardo, sorgente, nascente caricato, attraversato, fasciato, seminato, trafitto, illuminato tormentato, ecc.

Spesso si vede la sola testa (di profilo) e le zampe strappate, o recise e sanguinose.