GALLO

ARALDICA

Il gallo é figura d’importanza non secondaria nel blasone, e fu emblema molto usato nell’antichità.

La numismatica ha consacrato soprattutto questo simbolo.

Lo si trova sulle medaglie di Metaponto, accanto alla testa di Marte; d’ Itaca, ove sembra significare il coraggio unito alla vigilanza; di Caryste, ove fa allusione alla vittoria riportata sui Persi, ai quali Ciro avea dato un gallo per insegna militare; como Artaserse Mnemone ne avea dato uno ai Carj, a causa delle piume di gallo che portavano sui loro elmi.

Per la stessa ragione una palma e un gallo figuravano nelle monete d’Atene.

Il nome della città d’Himera in Sicilia significa giorno, e il gallo nelle sue medaglie é l’emblema della nascita del giorno.

La stessa figura si vede nelle monete d’Anxur, d’ Aquino, di Cales e della famiglia Volteìa.

Il gallo era consacrato ad Apollo, dio del giorno, a Minerva per la vigilanza e l’attività, ai Lari, a Priapo, alla Notte, alla Morte, a Bacco, a Mercurio, a Esculapio, a Marte, ad Ercole, ecc.

I Pitagorici aveano un gallo bianco por oggetto apparente del loro culto, ed un precetto del loro maestro era di nutrire un gallo in casa, per ragione delle sue virtù eroiche.

Quando i Romani dichiaravano la guerra, facevano portare dai loro feciali un gallo sulla frontiera nemica, in segno di sfida e di combattimento.

I Goti é l’unico popolo dell’antichità che abbia preso per insegna di guerra un gallo; i Galli non lo ebbero; mai, nonostante ne dicano alcuni autori.

Questa anzi é una controversia così importante per l’araldica, che non sarà discaro al lettore se ce ne occupiamo alquanto.

Uno dei più eruditi e spiritosi scrittori della Francia contemporanea ha preteso che il gallo combattente e trionfante del leone sia stato l’emblema degli antichi popoli della Gallia; ma questo sentimento non é appoggiato da alcuna prova.

È vero che vi fu una sezione della Celtica abitata da Galli detti Cristati, perché avevano delle creste sull’elmo; ma crista significa fiocco, pennacchio, cimiero e non solamente cresta di gallo.

Il solo equivoco del nome ha potuto dar ragione alla suddetta credenza, ma il gallus dei Latini non ha mai avuto a che fare coi Gaél, Gall, Gallesi o Galli della Celtica.

Diremo anzi, che il gallo é emblema ingiurioso alla Francia, e se fu adoperato per rappresentare questa nobile nazione, lo fu dagli stranieri che ebbero in animo di avvilirla col disprezzo e col ridicolo.

Nel 1328 la città di Cassel assediata da Filippo di Valois, inalberò sulle sue mura uno stendardo, ove era dipinto un gallo e queste parole:

Quand ce coq chanté aura – Le roi Cassel conquétera.

Sopra una medaglia relativa alla congiun­zione del principe Eugenio con Marlborough, che avea cagionato la dispersione delle truppe francesi nel 1706, si vede la Francia rappresentata da un gallo che si lascia prendere ad un amo.

Più volte gli Olandesi effigiarono il leone batavo in atto di porre in fuga il gallo francese.

In una delle loro medaglie si legge:

Nunc tu Galle fugis, cum leo Belga fremit.

In un’altra del 1712 il gallo domanda la pace al leone fiammingo e al leopardo inglese che la rifiutano, e finalmente in una del 1760 l’aquila imperiale lacera a colpi di rostro e d’artigli la carne e le piume del gallo di Francia, che solo nel 1793 fu preso per emblema dai rivoluzionari, e per insegna nel 1831.

Il gallo che si vede così di frequente sulle torri e sui campanili, per servire da banderuola ai venti, è un emblema di vigilanza e di speranza; di esso cantò Sant’Ambrogio;

Gallo canente spos redit,

Aegris salus refunditur,

Mucro latronis conditur,

Lapsis fides revertitur.

Il gallo impiegato come blasone parlante e antico quasi come l’uso delle arme.

Sopra una Carta del 1243 si trova il sigillo di Bertrando di Galliac, sul quale si vede uno scudo caricato da un gallo e da una stella in capo, con una bordura composta.

Nel 1303 il sigillo dei capitoli della città di Galliac, nella contea di Foix, porta un giglio accostato in punta da due galli.

In araldica questo animale rappresenta arditezza, maestà, vittoria, fortezza, generosità, vigilanza, e custodia ardita, per le quali virtù il capitano o il soldato ottengono le vittorie e gli onori.

E quando é d’oro in campo azzurro significa diligenza premurosa per giungere nella grazia del principe.

Se il gallo è bianco, è simbolo del terrore e rispetto che ispira anche ai nemici il vero valore e l’intrepidezza, a cagione della credenza degli antichi, che il gallo (bianco, secondo Alberto il Grande) arrestasse e tenesse in rispetto il leone stesso.

E Lucrezio attribuisce questo terrore agli atomi che crede emanino dall’uccello, e che introducendosi nell’occhio del leone, gli cagionano si vivo dolore che il suo coraggio non può resistere:

Nimirum quia sunt gallorum in corpore quaodam Semina,

quae cum sunt oculis immissa leonum

Pupillas interfodiunt, acremque dolorem Praebunt,

ut nequrant contra durare feroces.

Il gallo si pone per lo più ardito, ossia colla zampa alzata, perciò quest’atto allude al suo istinto dominante, l’ardore di guerra, tanto che sugli antichi monumenti sempre lo si vede posto in tal posizione.

Altri attributi del gallo sono: armato, barbato, imbeccato, crestato, membrato, cantante, alato di smalto diverso, coronato, affrontato, bicipite, rivoltato, ecc.